LONG COVID: UNA NUOVA SFIDA OLTRE L’EMERGENZA

Come ritrovare benessere e salute dopo il Covid-19

Dott. Andrea Grieco – I edizione Agosto 2020
Copertina libro Long Covid: una nuova sfida oltre l'emergenza

Introduzione

Un nuovo viaggio verso il futuro della Medicina

Il 2020 e il 2021 verranno senza alcun dubbio ricordati sui futuri libri di storia come gli anni del Covid-19.

Ci siamo trovati in una condizione a livello globale che la maggior parte delle persone mai avrebbero pensato possibile, nonostante da anni scienziati e ricercatori segnalassero il rischio teorico di un tale scenario.
Come dopo ogni emergenza, diventa fondamentale capire quali errori siano stati compiuti e quali cambiamenti positivi dovranno essere attuati per evitare di essere succubi, totalmente indifesi, dei virus e di future possibili pandemie.

Questa è la sfida proposta da questo libro.

Grazie alla rete di collegamenti e alla velocità dei mezzi di trasporto di cui oggi disponiamo, la pandemia ha dimostrato di avere una forza intrinseca dovuta proprio alla globalizzazione, alla facilità dei contatti, alla relativizzazione delle distanze.
L’influenza spagnola, la terribile epidemia che infuriò nel mondo tra il 1918 e il 1920, causando oltre 20 milioni di morti (con stime che arrivano fino a 50 milioni) nello scenario odierno avrebbe avuto esiti ancora più devastanti, considerando che negli Anni Venti la popolazione mondiale non raggiungeva i due miliardi, mentre oggi siamo a quasi otto miliardi. Il mondo è più “affollato”, e quindi è un “terreno di coltura” ideale per lo sviluppo e diffusione di una pandemia virale, come purtroppo abbiamo sperimentato.
Se prevalesse l’idea che le pandemie si debbano affrontare solo con distanziamento, mascherine, igiene delle mani, lockdown, chiusure selettive, zone rosse e vaccini, perderemmo una grande occasione: quella di far tesoro dell’esperienza.

Tutta questa vicenda del “coronavirus” ha evidenziato quanto l’Umanità sia fragile e malata. Deve radicalmente cambiare il concetto di salute e di malattia, di quello che correntemente intendiamo per persona “sana” e persona “malata”.
È ormai scientificamente provato come gran parte delle persone, in particolare nel mondo occidentale, sono solo apparentemente etichettate come “sane”, mentre invece dovrebbero accogliere un invito perentorio a cambiare stile di vita. Un primo esempio da citare sono tutti coloro che presentano una condizione di obesità, ma anche coloro che sono in semplice sovrappeso. Queste persone sono di fatto già in uno stato di “malattia”. Come vedremo nel corso delle pagine, il grasso viscerale [1], anche minimamente rappresentato, è un vero e proprio organo endocrino [2] che mina la nostra salute.

L’Infiammazione Cronica Silente di basso grado (ICSbg) è una entità clinica drammaticamente incompresa e sottovalutata dalla stessa classe medica. Il motivo di questa superficialità nell’affrontare l’ICSbg dipende dal fatto che la cultura medica corrente è ad oggi disinteressata al concetto di “terreno biologico”, ambito nel quale il concetto di questa malattia si colloca.
Preciso che l’informazione più completa è Infiammazione Cronica Sistemica Silente di basso grado, ma nel libro utilizzerò i termini Infiammazione Cronica, Infiammazione Cronica Sistemica o Infiammazione Silente per il medesimo significato.

La Fisiologia studia i meccanismi di funzionamento dei vari organi e apparati, e come questi sono integrati tra loro. Se sappiamo cosa ci tiene in salute, possiamo scoprire più efficacemente come recuperare la salute se perduta.

Disponiamo di dati certi che devono ispirare ottimismo e che ci indicano come, per la parte più consistente delle persone che hanno contratto il Covid-19, questo si è manifestato nell’immediato solo con una leggera sindrome influenzale, un brutto raffreddore, o addirittura in modo asintomatico. Solo per una piccola percentuale dei contagiati si è trasformato in dramma, anche se ovviamente, trattandosi di un evento pandemico, in numeri assoluti corrisponde a centinaia di milioni di casi.
Si tratta pertanto di un riscontro oggettivo che da subito avrebbe dovuto far porre l’attenzione sul fatto che la questione principale non sia il virus, ma la risposta dell’ospite.
Chiedo al lettore di notare questa definizione di “ospite” su cui tornerò spesso. Ogni infezione virale ha due variabili da cui dipendono l’andamento della infezione stessa: le caratteristiche del virus e lo stato biologico dell’ospite.

Abbiamo tutti per mesi sentito spiegare in dettaglio le caratteristiche del virus SARS-CoV-2 da tutti i principali esperti mondiali, ai quali è stata offerta una esposizione mediatica continua, così come disponiamo di tutte le informazioni che occorrono riguardo al tema dei vaccini. A questi aspetti faremo solo cenno, senza che vi sia la necessità di ulteriori approfondimenti.

Sullo stato biologico dell’ospite, sul suo terreno biologico, sulla sua capacità o incapacità a far fronte in modo efficiente all’aggressione virale, invece, pochissimi hanno dimostrato di avere la necessaria competenza e esperienza. Il motivo di questa grave e generale impreparazione è semplice: lo studio del terreno biologico è il fulcro di quella che viene definita la Medicina Funzionale, che purtroppo non è ancora materia di insegnamento universitario nei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, né tema di aggiornamento per la maggior parte dei medici.
Se non viene messo al centro lo studio dello stato biologico dell’ospite per capire cosa accade prima di ammalarsi, è impossibile poter avere una vera comprensione del Long Covid, ma direi anche del Covid-19 stesso.

Diciamo con chiarezza che non possiamo avere solo “paura” dei virus, con i quali conviviamo da milioni di anni.

Non sappiamo con precisione quanti siano i virus esistenti in natura, ma si ipotizza siano milioni. Come pure non sappiamo se le conseguenze degli sconvolgimenti ambientali causati dall’uomo, come il riscaldamento del pianeta, lo scioglimento dei ghiacciai, le deforestazioni incontrollate e indiscriminate, potranno liberare nuovi virus. I ghiacciai millenari potrebbero coprire terreni dove teoricamente possono trovarsi virus a noi sconosciuti.
Ogni nuovo virus che incontriamo è una sfida per la nostra biologia. Una sfida che nella Storia ci ha visto vincere o talvolta solo parzialmente soccombere, “scendendo a patti” con i virus, inglobandone il genoma virale nel nostro genoma.
Molti studi ipotizzano che in milioni di anni nel nostro genoma siano stati inglobati molti genomi di virus, incontrati senza conseguenze letali o malattie gravi, e che hanno trovato “alloggio” stabile in noi.
Se, come sostengono alcuni studiosi, il nostro percorso evolutivo è iniziato con l’Australopithecus Afarensis, vissuto tra 3 e 4 milioni di anni fa (specie a cui appartiene la nostra possibile “bisnonna” Lucy, il più antico scheletro ominide ritrovato in Etiopia nel 1974), il nostro genoma ha potuto modellarsi sull’incontro con un numero imprecisato di virus. Addirittura secondo la teoria del paleontologo Neil Shubin, tutti gli esseri viventi di terra, di mare o anfibi, deriverebbero da un progenitore comune chiamato Tiktaalik, capostipite di una specie di transizione tra pesci e anfibi vissuto circa 375 milioni di anni fa, i cui fossili sono stati ritrovati in Canada nel 2004. Questa possibile origine comune di tutti gli esseri viventi spiegherebbe la somiglianza dei genomi di animali appartenenti a specie diverse. Il genoma umano, quello dell’Homo Sapiens, è per il 99% identico a quello dello scimpanzé (Pan Troglodytes), mentre con i topi condividiamo il 70% delle sequenze geniche.

I virus quindi fanno parte della nostra storia evolutiva. Incontrare un virus ed esserne “penetrati” è una delle cose più familiari per la nostra biologia.

SARS-CoV-2, il virus responsabile del Covid-19, ha però impattato una Umanità malata di infiammazione cronica silente di basso grado, che, al di là degli aggettivi apparentemente “rassicuranti”, come “silente” o “di basso grado”, è una condizione molto subdola che nasconde alterazioni immunologiche tanto gradite ai virus.

Il SARS-CoV-2 è molto pragmatico, come del resto tutti i virus: sa adattarsi e modificarsi in base alla risposta dell’organismo nel quale penetra. I virus sono definiti “parassiti opportunisti” e hanno un solo obbiettivo: sopravvivere all’interno di un ospite. Non hanno di per sé interesse ad uccidere l’ospite, né a fargli tanto male. Un virus è “felice” (un aggettivo di pura immaginazione ma che rende bene l’idea) quando diventa endemico, cioè quando circola liberamente in una popolazione, da un individuo ad un altro, senza dare tanto nell’occhio, per buona pace sua e dell’ospite che lo accoglie.
SARS-CoV-2 infatti si è manifestato così nella maggior parte di coloro che ha infettato. E questo avrebbe potuto essere il destino di molte più persone se la condizione generale fosse stata di salute vera.

Lo scopo di questo libro è quindi anche di fare chiarezza su cosa dobbiamo intendere con l’espressione “salute vera”.

Al momento in cui scriviamo non è ancora nota la vera origine del SARS-CoV-2. L’ipotesi prevalente è quella di un salto di specie, dai pipistrelli all’uomo, con un passaggio chiamato spillover. Gli spillover sono fenomeni che mettono in difficoltà in modo particolare il nostro sistema immunitario, perché portano una stimolazione antigenica ancor più imprevedibile rispetto a quella portata da virus che circolano solo fra esseri umani. Lo stimolo antigenico portato da un virus che abbia compiuto uno spillover ha la possibilità di trovare più impreparato il nostro sistema immunitario.
Scenario questo che sarebbe ancora più vero nel caso in cui si rivelasse fondata l’ipotesi paventata che SARS-CoV-2 possa essere un virus rimaneggiato in laboratorio.
Gli spillover sono sempre esistiti. Quello che è relativamente nuovo nella storia dell’uomo, da circa 10.000 anni con l’avvento dell’agricoltura e dell’allevamento, è l’aumento della promiscuità uomo-animali e della conseguente possibilità che essi si verifichino. Il tutto amplificato esponenzialmente dall’aumento della popolazione mondiale, prossima agli otto miliardi, e la conseguente densità di popolazione di certi agglomerati umani, dove per consuetudini sociali il rapporto uomo-animale risulta più stretto rispetto ad altri.

Le particolarità del SARS-CoV-2 sono:

  • la velocità con cui si è diffuso su scala mondiale, cioè la velocità con cui è riuscito a passare da persona a persona interessando praticamente tutto il mondo in poche settimane
  • il fatto che un virus di un’altra specie si sia pandemizzato
  • di essere un virus di cui dobbiamo seriamente considerare la possibilità che possa non scomparire completamente, ma che diventi un partner autunnale del virus dell’influenza stagionale e del raffreddore.

Le statistiche del Covid-19 ci rivelano che ha un tasso di mortalità che si colloca tra lo 0,1 e il 5 per cento. Da cosa dipende questa differenza? Parlare dello 0,1% o del 5% di mortalità è una “finestra” enorme dal punto di vista epidemiologico. Eppure il virus è lo stesso!
Questa differenza è legata alla diversità dell’ospite. È l’ospite, e non il virus, che determina la differenza delle conseguenze fra infezione leggera, grave o mortale, di questo incontro/scontro. Quindi, se si vuole affrontare più “attrezzati” le possibili sfide infettive del futuro, è doveroso occuparsi delle condizioni preesistenti dell’ospite.

Ma non è solo il domani ad interessarci. Abbiamo di fronte già oggi una grande sfida che richiede una risposta immediata.

Parlando di Long Covid questo livello di ragionamento è l’unico in grado di aprire alla sua comprensione. Come nel caso di un’altra sindrome in crescita preoccupante in tutto il mondo, la sindrome fibromialgica o Fibromialgia, anche per il Long Covid è in aumento esponenziale il numero di persone che sono strette in una morsa di sofferenza, che col passare del tempo viene vissuta sempre più come senza speranza.
Long Covid è una sindrome “giovane”, perché recentissima è la malattia da cui “sembra” scaturire, ma che sta già riguardando decine di milioni di persone nel mondo.
Long Covid sta dimostrando purtroppo l’inadeguatezza della Medicina a offrire percorsi per il ritorno alla salute. C’è una gran confusione riguardo al concetto stesso di salute. Si definiscono “sane” persone, solo perché non vi sono evidenze risultanti da esami clinici, ma in realtà in larga parte si tratta di malati “in divenire” con una allarmante fragilità della loro situazione biologica e con una capacità di risposta immunitaria inadeguata, come l’incontro con questo coronavirus ha evidenziato.

Credevamo che fosse sufficiente avere ospedali e aziende sanitarie efficienti dal punto di vista amministrativo, centri di rianimazione con attrezzature all’avanguardia, medici super-specializzati, personale ben preparato e farmaci di tutti i tipi.
Abbiamo tutti visto purtroppo che non basta.
Se non torniamo ad occuparci seriamente della vera salute, mantenendo efficiente il terreno biologico di ogni persona, la nostra capacità di gestire le infezioni sarà fortemente menomata. Così una infezione come quella da SARS-CoV-2 ha portato conseguenze disastrose, e potrebbe portarne anche a lungo termine, come la sindrome da Long Covid sta dimostrando.
Una Medicina basata sull’idea di dover avere un farmaco per ogni disturbo, per ogni sintomo, per ogni esame del sangue alterato, non può essere l’unica risposta.

Chiariamo bene un punto che non ammette equivoci. I farmaci, come i vaccini, sono una benedizione della scienza. Nella gestione degli eventi acuti, che mettono in pericolo la vita, ragionare in modo causale, di causa-effetto, e somministrare uno o più farmaci, salva la vita. Questo è un piccolo miracolo, perché in era pre-farmacologica milioni di persone morivano per eventi acuti (infarti, emorragie, infezioni, ecc.) anche banali.
Al di fuori delle malattie acute però, il controllo sintomatico non permette di ritrovare il benessere perduto, che non è, e non potrà mai essere, solo “assenza di sintomi”. Una Medicina solo ed esclusivamente basata sui farmaci è incapace di riportare la persona ad un livello di vita soddisfacente e desiderabile. La stessa logica per cui si pensa ci debba essere un farmaco per ogni sintomo o per ogni malattia, porta a credere che l’unica scelta possibile per prevenire le malattie infettive virali, ed il loro decorso più grave, sia trovare ogni volta il vaccino specifico per ogni infezione. No, questo da solo non basta. I vaccini sono stati una scoperta straordinaria, ma non ci devono far perdere di vista anche altre scelte.

Di pandemie ne potrebbero scoppiare altre, in futuro. Pensare di affrontarle come abbiamo affrontato questa, sancirebbe l’inevitabilità di altri fallimenti, catastrofi sanitarie, sociali ed economiche. Distanziamenti, mascherine e lockdown sono state ricette valide per una primissima risposta ad un evento inaspettato e per il quale non eravamo preparati, ma non sono una soluzione stabile per il futuro. Questo è l’insegnamento che dobbiamo trarre dall’esperienza vissuta. Non dobbiamo più dover assistere impotenti ad una “strage degli innocenti”, sia in termini di malati che perdono la vita, sia in termini di ripercussioni psicologiche e relazionali sulla vita delle persone, sia in termini di danni economici soprattutto per i più indifesi. E da medico non posso non dedicare un pensiero a sottolineare l’impegno straordinario, anche col sacrificio della propria vita, di tanti operatori sanitari, medici, infermieri, assistenti, farmacisti, cui dovremo eterna gratitudine.

La Medicina è chiamata a fare un cambio di passo, passando da essere sintomo-centrica ad essere persona-centrica; dall’essere cellulo-centrica ad essere terrenobiologico-centrica.
L’attenzione al sintomo permette di curare gli stati di malattia evidenti e di trattare gli eventi acuti con successo. Se uno ha un edema polmonare ed è in grave dispnea ai limiti della sopravvivenza, i sintomi più importanti guideranno all’instaurarsi della terapia salvavita, con la somministrazione di ossigeno, diuretici, farmaci nitrati endovena, morfina, inotropi positivi per sostenere l’insufficienza cardiaca.
Ma non tutte le diagnosi, e soprattutto le terapie, si possono basare solo sui sintomi da controllare.
Se una persona ha gli esami del sangue “normali” e alla visita non manifesta alterazioni di organo o apparato, ma allo stesso tempo lamenta dolori fortissimi generalizzati in più parti del corpo, la Medicina è incapace di intervenire in modo risolutivo, e spesso confina questi scenari nell’ambito della Psichiatria. Nella maggior parte dei casi ci troviamo invece di fronte ad una alterazione funzionale sistemica in atto ed una conseguente sofferenza multiorgano, e dunque niente di psicogeno!

Con la prescrizione di farmaci si crede di aver assolto il proprio ruolo istituzionale di custodi della salute delle persone.
Un medico che abbia in testa solo la domanda su quale farmaco debba prescrivere, si condanna ad una crisi di valori, motivazione e passione come quella che molti colleghi stanno vivendo. La domanda cui deve essere formato il medico è: “Come posso aiutare questa persona ad uscire dalla sua penosa condizione di paziente?” e non solo “Quale farmaco devo prescrivere?”.
“Paziente” etimologicamente vuol dire “colui che soffre”. Molti medici hanno di fatto trasformato questo significato in “colui che porta pazienza” o “che deve avere pazienza”. Milioni di “pazienti” sofferenti nel corpo e nella mente si vedono prescrivere solo una sequela sempre più lunga di farmaci, senza poter nutrire un barlume di speranza sulla possibilità di tornare a vivere con serenità e gioia, finalmente liberati dai mille disturbi, fastidi, malesseri.

Questa pandemia deve insegnare quale direzione debba prendere la Medicina, per imparare lei stessa a non farsi travolgere da questo e da qualunque altro virus.
Sapendo che una infezione virale è innescata da un virus, ma il destino è determinato dalla risposta dell’organismo ospite, alle persone devono essere date indicazioni per aderire a stili di vita salutari in grado di garantire la più efficiente risposta immunitaria.
Oltre l’85% delle persone che si ammalano di Covid-19 lo fanno in forma leggera o asintomatica. Se 85 persone su cento si ammalano senza troppi danni, in modo quasi sub-clinico (senza sintomi), una Medicina al servizio dell’Uomo deve da subito concentrare su questo le sue attenzioni, in modo che lo stesso esito possano averlo il 100% di quelli che incontrano il virus. Se a 85 persone su cento accade di ammalarsi senza troppi danni, questo deve far pensare che possa accadere per tutti.

Questo libro traccia una rotta concreta per chi soffre di Long Covid su come uscirne, ma nel farlo mi riferirò all’argomento Covid-19 nel suo insieme, con un modo nuovo di guardare a questa pandemia.
Secondo l’OMS una pandemia è “in sicurezza” quando risulta vaccinato il 70% della popolazione. Questo può rappresentare la fine di una emergenza sanitaria, ma non la scomparsa del virus, né tantomeno la reale soluzione del problema.
Le condizioni delle persone, il loro terreno biologico, è lo stesso di un anno fa, anzi, è ulteriormente peggiorato, per gli strascichi di tante sofferenze accumulatesi.

È molto probabile che ci aspetti una lunghissima fase, forse di diversi anni, di convivenza endemica con il virus SARS-CoV-2 nelle sue varianti, che possiamo auspicare sia caratterizzata da un piccolo numero di nuovi casi e un ridotto allarme sanitario. Pertanto non possono essere le sole norme di contenimento dei contatti e i vaccini le nostre armi a disposizione.

Le nostre difese immunitarie continuano ad essere fragili e troppo vulnerabili verso i virus.
La vera sconfitta del virus, ma direi dei virus come di ogni altro microrganismo, può avvenire solo nella nostra individualità, nel nostro stile di vita che condiziona la nostra biologia in senso lato.
Attualmente gran parte del mondo occidentale è malato di iperglicemia/iperinsulinemia croniche. Basta guardarsi intorno e osservare la quantità impressionante di donne, uomini e, purtroppo, anche bambini, che presentano sporgenze addominali più o meno pronunciate. Non è un problema estetico. Le sporgenze addominali sono segno evidente di presenza di grasso viscerale. Il grasso viscerale è un organo endocrino che produce infiammazione. L’infiammazione è collegata all’iperattività del sistema immunitario ed all’insorgenza di malattie.
Come analizzeremo nel libro, il grasso viscerale produce citochine [4], fra cui la interleuchina-6 (IL-6) da subito indicata come una delle maggiori responsabili, anche se non la sola, della famigerata, ed a volte mortale, tempesta citochinica [5]. In altri termini, il grasso viscerale “complotta” indirettamente contro di noi anche nella battaglia al Covid-19. Scrivo “anche” perché il grasso viscerale proinfiammatorio (espressione di iperglicemia e iperinsulinemia croniche) è implicato nella fisiopatologia di molte malattie che da anni allungano la lista dei decessi in Italia. I decessi per malattia nel 2017 sono stati 640.480. Le cause sono state le seguenti:

  • malattie del sistema circolatorio: 230.283
  • tumori: 186.495
  • malattie del sistema respiratorio: 52.905 
  • malattie del sistema nervoso: 30.404
  • malattie endocrine e metaboliche: 29.199
  • disturbi psichici e comportamentali: 24.252
  • cause esterne di traumatismo e avvelenamento: 24.027
  • malattie dell’apparato digerente: 22.782
  • malattie infettive e parassitarie: 13.785
  • malattie dell’apparato genitourinario: 11.921
  • malattie del sistema osteomuscolare: 3.601
  • malattie della cute e del tessuto sottocutaneo: 1.399
  • malformazioni congenite e anomalie cromosomiche: 1.203

La lista è impressionante. Ma soprattutto deve impressionare il fatto che gran parte di queste persone hanno trascorso molti anni prima della morte fra sofferenze, farmaci su farmaci, visite, esami, limitazioni dei movimenti, dovendo rinunciare alla felicità, alla gioia di vivere, continuamente oppressi da ansia o preda di depressione per una condizione di salute percepita come inesorabilmente persa per sempre.

Il futuro può e deve essere diverso. Le nostre attuali conoscenze scientifiche e cliniche ci permettono di capire che dietro la nostra perdita della salute c’è quasi sempre l’infiammazione cronica silente di basso grado. Come afferma uno dei più grandi immunologi al mondo, Alberto Mantovani, perfino nei tumori maligni c’è sempre una “oasi” infiammatoria al centro.
L’infiammazione cronica sistemica silente di basso grado è presente nella fisiopatologia della sindrome metabolica, del diabete, delle malattie infiammatorie croniche, delle malattie autoimmunitarie, delle malattie cardiovascolari e cerebrovascolari, delle malattie neurodegenerative, dei tumori. Dire che l’infiammazione cronica è nella fisiopatologia di una malattia vuol dire che è implicata nelle modificazioni delle funzioni biologiche che poi genereranno la malattia; per fare una vera prevenzione di queste malattie bisogna occuparsi di abbassare il livello di infiammazione cronica.

La parola prevenzione viene usata spesso in Medicina, ma in modo errato, o quantomeno incompleto. Fare vera prevenzione non vuol dire generici inviti a riguardarsi o fare periodici esami, ma occuparsi davvero delle cause profonde delle malattie. Di questo la Medicina moderna in larga parte si disinteressa. Si pensa solo ad assegnare un farmaco per ogni sintomo. I farmaci non “lavorano” sulle cause delle malattie né tantomeno possono prevenirle. Lo stesso vale per gli esami diagnostici.
Effettuare regolarmente l’ecografia e la mammografia al seno è sicuramente doveroso, ma servono a fare eventuali diagnosi precoci, non sono modi per “prevenire” il tumore al seno. Così come non si previene il cancro della prostata monitorando il PSA: col PSA ci si orienta sul da farsi per cogliere il tumore prostatico in una fase di minima espressione.
Fare vera prevenzione dovrebbe voler dire indicare come si fa a non far venire il tumore alla mammella ed alla prostata.
Sono due esempi, ma ne potrei fare tanti altri. Faccio il medico da qualche decennio ed ho constatato come negli ultimi anni le conoscenze sulle cause profonde delle malattie si sono approfondite in modo straordinario. Il modo di fare il medico cambia ad una velocità mai vista prima, ed è impensabile praticare la professione medica con le sole nozioni acquisite negli studi universitari decenni prima e un senza continuo aggiornamento.

Il vero medico dovrebbe insegnare alle persone come si fa a rimanere in salute, in modo da sentire la propria vita un inno alla contentezza del vivere, e non una penosa litania di malesseri continui.
Si deve integrare la formazione universitaria, entrando nelle conoscenze di quella che viene chiamata Medicina Funzionale, un insieme di conoscenze che possiamo definire “studio dei meccanismi che mantengono in salute le persone”. Questo studio riguarda la fisiopatologia di organi ed apparati, ma anche la sfera più psicologica. Le malattie sono psicosomatiche ma anche somatopsichiche. Lo stress intenso, o cronico, causa malattie, ma anche le malattie somatiche possono causare stress intenso e cronico.

Nei prossimi capitoli verrà quindi dedicato ampio spazio all’infiammazione cronica, approfondendo anche il luogo dove si realizza più costantemente: la matrice extracellulare (detta anche MEC, interstizio, spazio intercellulare, o tessuto mesenchimale).

Le malattie non “accadono”. Le malattie nascono all’interno del nostro stile di vita. Non ha senso dire “Ti è venuta” o “Mi è venuta”, come se la malattia fosse opera del destino o il risultato di un decreto divino, con valenza punitiva, emesso da qualcuno seduto su un trono sopra le nuvole.
Le malattie nascono e prosperano all’interno di quella storia biologica specifica dell’individuo, come risultante di uno stile di vita generatore di disfunzioni più che di salute.
La buona notizia è che in questa stessa storia biologica le malattie possono anche regredire.
Persino la genetica si deve oggi inchinare a questa verità. Non basta la spinta genetica a farci ammalare, lo stile di vita è determinante per permettere l’insorgenza delle malattie. Questo è quello che ci dice l’Epigenetica [6]. L’Epigenetica indica a tutti noi la possibilità di una nuova certezza: con le nostre scelte possiamo orientare in una direzione o in un’altra il decorso della nostra vita biologica. Questo vuol dire che possiamo coltivare un terreno biologico che predisponga alle malattie, ma che possiamo farlo predisponendolo anche alla salute. Certo non possiamo pensare di essere eterni. Il tempo che passa non è benevolo con nessuno, ma possiamo rivolgere al tempo che passa un soddisfatto “marameo”, invecchiando con pieno vigore e accompagnati dalla viva sensazione di ringiovanire.
Il lettore penserà che non sia possibile. Invece la Scienza ci dice che lo è, a patto di impegnarsi a mantenere una condizione più vicina alla nostra vera fisiologia, con una infiammazione cronica a livelli minimi. Questa condizione è capace di regalare uno stato d’animo simile a quello della prima adolescenza, quello di sentirsi contenti senza motivo, profondamente sereni perché abitatori di un corpo nel quale stiamo bene, e che ci predispone a delle relazioni costruttive con noi stessi e con i nostri simili. Possiamo metterci in condizione di vivere il tempo che ci è concesso nel modo migliore possibile.

Come ho scritto anche in tutti i miei libri precedenti, il mio unico scopo è far vivere più serenamente i lettori, aiutandoli ad essere, con le loro scelte, protagonisti del proprio vivere, e non spettatori inermi. Quando la vita appare un carro pesante da trainare e non una entusiasmante avventura da vivere, non abbiamo bisogno dello psicologo o dello psichiatra, prima di tutto abbiamo bisogno di mettere mano al nostro terreno biologico alterato, disfunzionale, infiammato, in acidosi, ipossico, sofferente. Ognuno di questi aggettivi, alcuni un po’ tecnici, troveranno nel libro una piena spiegazione.
Parlerò di infiammazione, di terreno biologico, di acidosi della matrice extracellulare, di sistema immunitario, di stress, di PNEI (Psiconeuroendocrinoimmunologia). Senza questi concetti non si possono capire a fondo non solo il Long Covid, e il Covid-19, ma anche gran parte delle malattie croniche, degenerative e tumorali che in tutto il mondo devastano la vita di milioni di famiglie.
Il sistema immunitario, che nomino per la prima volta in questa introduzione, ma che sarà uno degli attori principali del libro, è il garante della nostra incolumità. Se funziona bene siamo invincibili. Aver cura del nostro sistema immunitario ci preserva dalle malattie. Maltrattarlo ci procura guai a non finire. Purtroppo siamo bravissimi a maltrattarlo, spesso inconsapevolmente, e talvolta in buona fede seguendo consigli fuorvianti di presunti esperti.

Niente di quello che scrivo in questo libro sono generiche opinioni personali o richiede un atto di fede del lettore.
Tutto può essere verificato nei testi dove c’è la vera scienza medica, i “sacri testi” di Biochimica, Istologia, Fisiologia, Fisiopatologia, Patologia Generale ecc.
Ritengo che l’autorità delle conoscenze scientifiche odierne sia presente più nelle edizioni aggiornate, recenti, di tali testi, che nella pletora di articoli scientifici. Molti sono eccellenti, di grande utilità pratica e fondamentali per la crescita della Medicina, ma tanti altri sono talvolta gravati dal peso della superficialità o dal fatto di essere realizzati su commissione: chi paga la realizzazione dell’articolo ha interesse che l’articolo vada a confermare le premesse utili a vario titolo a chi lo ha commissionato.
La vera sostanza di quanto scrivo si trova nei libri di Medicina, nella pratica clinica mia e di tanti altri Colleghi, nei libri di medici-scrittori e di giornalisti scientifici sparsi nel mondo e studiosi anch’essi di argomenti inerenti la salute, e che hanno contribuito a mettere ognuno un tassello per completare un ipotetico puzzle che possiamo chiamare “la Medicina della Salute”.
Quello che il lettore troverà, ha richiesto quarant’anni di studi medico-biologici ininterrotti. Lo studio è il fondamento della mia vocazione: trovare modi sempre più efficaci per far ritrovare alle persone la gioia di vivere.

La gioia di vivere non è assenza di sintomi. Ecco perché assumere solo farmaci non regalerà mai questa condizione. Con i farmaci si possono avere meno sintomi, ma questo non vuol dire essere veramente in salute, né tantomeno essere collegati con le parti migliori della nostra vita. Controllare solo i sintomi fa “tirare a campare”, alla meno peggio spesso. La salute è davvero molto di più. La Medicina deve uscire dall’angusto spazio della centralità del sintomo da controllare o sopprimere, per andare verso una nuova visione, dove il sintomo non è un faro univoco che guida l’azione ma un segnale di allarme, un grido di aiuto che chiede comprensione. Dalla comprensione dei sintomi si deve passare ad analizzarne le cause. Se si individuano le cause, sarà più facile porvi rimedio e si potrà ridare alla persona la vita che gli appartiene. È il momento di ribellarsi all’idea di una vita modellata sulle malattie che vanno avanti inesorabilmente, come se non esistessero alternative.
Questo è un approccio che definiamo “funzionale”, perché studia appunto le funzioni. Conoscere bene le funzioni, permette di correggere le disfunzioni, quando queste si manifestano. Ma soprattutto offre la possibilità di consigliare al meglio come mantenerle in equilibrio. Se il nostro organismo funziona bene, noi siamo sereni, ci dimentichiamo del corpo e siamo pronti ad una visione quasi estasiata della vita, che ci meraviglierà per le sue bellezze. Se invece il corpo è in disfunzione, ci obbliga ad occuparci di lui, siamo continuamente richiamati ad un autoascolto. È la nostra natura, se stiamo male, ci chiudiamo in noi stessi e ci neghiamo agli altri, alle relazioni intime con gli altri. Tutto questo ci allontana dal piacere di vivere e dalle buone relazioni con chi ci circonda. Il senso di piena realizzazione, di successo, non nasce dal possedere ciò che desideriamo, ma dal sentire che la relazione col nostro prossimo è piacevole, vivifica, dona il senso della pienezza del vivere.
Per realizzare questa condizione occorre in primis star bene. Lo star bene non inteso come assenza di una diagnosi di malattia o avere esami del sangue “normali”. Il vero star bene è sentirsi parte di un progetto più grande di noi, di una rete di relazioni dove noi diamo il nostro contributo alla loro migliore realizzazione. Chiudersi alle relazioni, trincerandoci in alibi e giustificazioni varie, è un po’ come tradire la nostra vera essenza di esseri relazionali.

La nostra forza è che non siamo da soli. La vera forza è la solidarietà. Da soli non ci si salva, e ognuno deve fare la sua parte.
La pandemia ce lo ha dimostrato ancora una volta. Finché le mascherine avranno un senso nel limitare la diffusione del virus, tutti la dovremo indossare nei luoghi e nei modi previsti. Chi non vuole accettare le regole che stanno alla base del rispetto reciproco, ha tante contromisure da attuare: la prima è ritirarsi in un’isola deserta dove potrà fare quello che vuole, senza nuocere a nessuno. Se si accetta di vivere in una società di persone, si devono accettare le regole della buona convivenza.

L’infiammazione sistemica cronica silente di basso grado non interessa solo il corpo ma anche il cervello. Nel cervello predispone e favorisce disturbi psicologici, psichiatrici e neurologici.
Lo stress ci è nemico… ma questo nemico è dentro di noi. Le cause dello stress (meglio sarebbe chiamarlo distress) non sono gli altri o le situazioni che ci troviamo a vivere. Il vero nemico è l’eccesso di infiammazione che ci portiamo dentro.
Una semplice inquietudine esistenziale, uno stato d’ansia continuo, una sindrome da attacchi di panico, una depressione, una sindrome fobica, ossessiva o compulsiva, fino alle psicosi, hanno come base patogenetica di fondo l’infiammazione del parenchima cerebrale (parenchima in Medicina è la parte cellulare, funzionale di un certo organo). L’infiammazione nel cervello va a modificare i rapporti sinaptici fra neuroni (cioè i contatti funzionali tra le cellule nervose), impedendogli di comunicare bene perché lo spazio sinaptico che sta fra neurone e neurone non permette una corretta trasmissione degli impulsi elettrici fra neurone pre-sinaptico e quello post-sinaptico. Un cervello che venga intaccato nella sua piena funzionalità sinaptica non svolgerà più al meglio le sue funzioni di controllo della nostra vita mentale, emozionale, ormonale, immunitaria, biologica in senso lato.
Se a causa dell’infiammazione cronica si altera la componente “neuro” dei circuiti psico-neuro-endocrino-immunologici, anche gli equilibri ormonali, immunitari, emozionali, cognitivi si altereranno.
Questi accenni all’infiammazione cerebrale, che verranno approfonditi nel libro, sono molto importanti perché introducono alla comprensione anche di disturbi mentali e neurologici nel Long Covid.

La pandemia ha causato tanto smarrimento e incertezza. Molte vite sono state stravolte, e un pensiero ed una preghiera devono andare verso tutte le persone che non ce l’hanno fatta, e a molti “sopravvissuti” cui è stato rubato il piacere della condivisone, dell’abbraccio, del ritrovarsi.
Abbiamo anche scoperto la nostra fragilità, la fragilità del sistema socioeconomico, dei Governi, e non ultimo della nostra stessa biologia.
La storia insegna che l’umanità è poco incline a imparare qualcosa dagli eventi, pur catastrofici.
È però evidente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che senza relazione siamo come piante senz’acqua, appassiamo e moriamo. La nostra vita è relazione.

Con questo libro voglio offrire un messaggio di speranza: sono certo che recupereremo il senso pieno del nostro vivere.
Spero che acquisire nuovi strumenti di comprensione rappresenti uno spartiacque fra ciò che il lettore pensava sul Covid-19 prima e dopo la lettura.

A coloro che hanno una diagnosi di Long Covid spero di essere utile a riaccendere la speranza di uscita dalla loro condizione di sofferenza.
Nella mia lunga attività clinica, ho capito che per poter motivare le persone a intraprendere stili di vita più salutari occorre la piena comprensione da parte loro di come stanno le cose. Dalla comprensione può nascere la motivazione a fare qualcosa di utile per sé stessi e per gli altri. Questa impostazione mi ha guidato anche nello scrivere questo libro.
I consigli per uscire dalla sofferenza, per essere più forti verso il virus SARS-CoV-2, per ritrovare la luce dopo il buio del Long Covid, saranno tanto più efficaci quanto più sarò riuscito a far capire il perché si sta male. La psiche non c’entra niente, non si sta male di Long Covid perché si è isterici, ansiosi o depressi. Semmai si diventa tristi e scoraggiati a forza di chiedere ripetutamente aiuto, mentre di fatto si è abbandonati al proprio destino, in compagnia di farmaci antidepressivi e di qualche sintomatico.

Tutte le donne e gli uomini che abitano questo pianeta hanno il diritto di essere di nuovo aperti alla speranza.

Cominciamo dunque il nostro viaggio.

Andrea


[1] accumulo di tessuto adiposo nell’addome

[2] produce e immette nell’organismo sostanze

[3] L’espressione “Long Covid” è stata utilizzata per la prima volta a Maggio 2020 come hashtag in un post di Twitter dall’archeologa Elisa Perego, una ricercatrice della University College London per descrivere il modello di sintomi a lungo termine che permangono dopo COVID-19, diventato poi virale.

[4] Le citochine sono piccole molecole di natura proteica, vengono prodotte dalle cellule, e una volta libere nell’organismo comunicano sia con le cellule adiacenti, sia con quelle poste a distanza, inducendo specifiche reazioni.

[5] di cui parleremo in dettaglio nel capitolo dedicato al Sistema Immunitario

[6] lo studio di quelle variazioni nell’espressione dei nostri geni, che non sono provocate da vere e proprie mutazioni genetiche, ma che possono essere trasmissibili; termine coniato dal biologo britannico Conrad Hal Waddington nel 1942


Copertina libro Long Covid: una nuova sfida oltre l'emergenza

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